“Let me out!” è il disco d’esordio della band padovana The Junction, un trio formato da Marco Simioni alla voce e Francesco Reffo (chitarra, batteria e tastiera) e da Alberto Bettin al basso. Promossi con tanto di lode nonostante questa sia la loro prima esperienza!! I Junction hanno tutte le carte in regola per farsi apprezzare dal pubblico, grazie soprattutto alla freschezza e alla vivacità delle loro canzoni che non risultano mai banali; anzi riescono a trasmettere una forte vitalità e tanta voglia di divertirsi in tutto il loro espandersi. Come un’ondata d’aria fresca questo disco si presenta fiero e deciso, e una volta schiacciato il tasto “play ” non c’è verso di stopparlo. Pezzo dopo pezzo, lo si ascolta tutto d’un fiato. Se di questi tempi sembra alquanto difficile trovare una band emergente o un disco che sappia conquistare, ebbene non è il caso di “Let me out!”. I Junction di Padova , infatti, hanno ben capito come sfruttare le loro potenzialità sfornando della musica oltre che qualitativa, “reattiva”; quel tipo di musica e di songwriting che ti fanno esclamare: “Hey, hai sentito come suona naturale questo pezzo?”. Che dire…, un lavoro molto ben riuscito, partendo dall’ interessante copertina ,,,sino al contenuto che s’impone forte e diretto.Di provenienza sicuramente indie rock con venature pop/punk, i Junction non sono molto lontani dal modo di intendere la musica e l’arte tipico dei più disparati gruppi tipici “made in British invasion”; hanno alle spalle già innumerevoli performance, oltre che un tour in Inghilterra e varie partecipazioni a radio e TV shows.
Il primo singolo estratto è “Allison”, track che trasmette una gran voglia di ballare e di cantare a squarciagola . Quello dei Junction è un disco divertente, probabilmente post-moderno, che dà spazio a ritmi travolgenti come in “Your Answer” o in “Betus’ Dance” ; ma anche a ballate più introspettive come “Sleeping Dancer”. Il giusto connubio tra riff frizzanti e ritornelli orecchiabili è la conferma che i Junction sanno quello che vogliono e sanno come lo vogliono proporre: divertirsi e far divertire allo stesso tempo, il tutto rigorosamente su uno sfondo e un mood spiritualmente “very rock n’ roll”. Chiara Callegari
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Sin da quando ho memoria la musica fa parte dei miei ricordi. Mi ha sempre evocato delle immagini. Quando, per la prima volta, collegate le cuffie al computer, ho ascoltato “My Generation” degli Hot Dog mi sono ritrovato più giovane di dieci anni; …esattamente mi ritrovo catapultato tra la fine delle scuole medie e l’inizio del liceo. Gli Hot Dog sono quattro ragazzi romani che dotati di passione e buona volontà sono riusciti a pubblicare “Death & Glory”, il primo album, l’ottobre scorso (dal quale sono tratti tutti e tre i brani disponibili in streaming sulla loro pagina facebook, e sul loro sito ufficiale http://hotdogband.yolasite.com/ ne è disponibile il download completo) . La band sta per uscire con il secondo disco, “Enemies” , previsto nel gennaio 2013 con Agoge Records, etichetta indipendente capitolina che sta sfornando varie band di un certo livello. Le sonorità di queste tracce mi hanno riportato in un adolescenza molto ben definitia: 12/14 anni ,Torino, si sentiva l’ House, la Techno, con i dj Gabri Ponte e Molinaro in testa, oppure si cercava di essere più innovativi e ribelli e allora si girava per le grandi catene di dischi il sabato pomeriggio alla ricerca di un gruppo punk rock….che tempi… Ovviamente non doveva eravamo troppo estremi…., gusti ancora troppo acerbi e i testi nemmeno li leggevamo….ed ecco arrivare a tredici anni, con la testa verso l’esame e il cuore per la più bella della classe, i dischi,(dopo oltre all’ormai storico “Enema of the State” dei Blink 182, “Americana” e “Conspirancy of One” degli Offspring, Does it look infected? dei Sum 41 o quelli di Simple Plan e Green Day. Insomma, il meglio del pop punk dell’epoca d’oro. Ed è proprio questa la categoria in cui rientrano brani come “Mine for a Night” e “Personal Disaster” dei romani Hot Dog. Un punk melodico che si allontana dalla componente “classica” del genere evitando urlati, intermezzi noise e distorsioni estreme, ma che infila nella costruzione della canzone sapori e soli simili a quelli del punk rock di mia formazione .. “My Generation” è il pezzo più accattivante: un brano critico, introdotto da una trombetta insolente, ha un’andatura saltellante, presenta un cantato che ricorda quello dei Gogol Bordello, singhiozzante e piatto, spezzato dal ritornello energico e dal successivo assolo. Un punk curato che risente di una buona produzione, particolarmente curato in alcune sue rifiniture, e quindi pop appunto, molto diverso da quello di gruppi storici italiani, come i CCCP, che facevano del DIY un modo di essere e di fare musica,; erano altri tempi…erano altri ambienti,,,,, Il lavoro degli Hot Dog è piacevole e spensierato, e se anche se non di grande innovazione (fatemi un nome negli ultimi dieci anni o’ signori della corte….), sarà una s bella sorpresa poterli ascoltare live! Provare per credere. Cione
http://www.facebook.com/pages/Hot-Dog-Delicious-Punk/243243865709408
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